Come in ogni ambito siamo portati a cercare di emulare chi eccelle in quello che fa, e se parliamo di powerlifting non possiamo non guardare con interesse quello che succede negli USA.
Negli ultimi anni gli atleti d’oltre oceano hanno alzato tantissimo il livello di questo sport, rendendo comuni prestazioni che fino a poco tempo fa sembravano impossibili.
Per questo c’è molta curiosità verso il modello di lavoro americano:
Cosa possiamo imparare dai coach americani?
Il modello in (estrema) sintesi
- Semplicità nella progressione dei carichi o del volume nel corso delle settimane. Si parte leggeri ( spesso molto leggeri) a inizio blocco e si chiude la progressione con RPE o intensità mediamente alte.
- Semplicità nella stesura dei vari blocchi. Una volta impostata una settimana di allenamento la si ripete per molte settimane con pochissime variazioni per raccogliere dati sulla risposta che l'atleta ha a un determinato stimolo.
- Utilizzo di poche varianti, e perlopiù semplici ( squat high bar o safety/ panca stretta o larsen / stacco pausa o beltless)
- Utilizzo di intensità e volumi mediamente bassi nel corso dei vari blocchi.
Se notate la parola ricorrente è semplicità, e non è un caso.
Le informazioni che abbiamo sull'allenamento negli USA arrivano infatti principalmente da allenatori che lavorano con atleti d’elitè, non con l'atleta principiante-intermedio o che non è molto portato per questo sport.
Allenare atleti d’elitè è semplice.
Rendere forte qualcuno che è portato per questo sport è semplice.
Se abbiamo tra le mani un talento e gli stiamo facendo fare programmazioni contorte, condite da mille varianti e input tecnici, stiamo complicandoci la vita per nulla.
Se abbiamo un atleta avanzato e gli stiamo somministrando troppo volume o troppa intensità, convinti che far di più è sempre meglio, stiamo rischiando di bruciarlo.
L'altro lato della medaglia
Questo concetto di allenamento però va bene per pochi, solo per chi è molto portato o è ad alto livello ( aka il culo se l'è già fatto prima per arrivarci a quel livello).
Ed è qui che molti allenatori, credendo che i concetti sopracitati siano il santo graal, si dimenticano un concetto chiave:
per far migliorare l’atleta principiante o intermedio serve fargli fare fatica.
Vedo moltissimi atleti agli inizi della propria carriera o che hanno scarsa genetica per il powerlifting allenarsi troppo poco o troppo leggeri.
Servono gli rpe 9, serve fare il 6x6 fino alla nausea, servono varianti che ci permettano di lavorare sui punti carenti, servono le ore spese a far complementari.
Serve insegnare all’atleta che per migliorare bisogna farsi il mazzo per un sacco di tempo, perchè in fondo non siamo mica gli americani.
Essere deboli è una scelta